Il nutrimento è una delle prime forme relazionali attive con cui il bambino si cimenta sin dalla nascita. Attraverso di esso, il neonato entra in contatto con il mondo, imparando ad apprezzarne e decodificarne le sollecitazioni.
Semplificando molto, possiamo affermare che l’allattamento è il primo processo di alfabetizzazione emotiva e relazionale cui un individuo viene sottoposto nei primi mesi di vita. Tale processo è stato oggetto, nel corso degli anni, di una notevole mole di studi accademici.
In ultima analisi, l’allattamento al seno materno rafforza, consolida e personalizza il rapporto tra il bambino e la madre, attraverso una forma di contatto peculiare, che si connota come esclusivo e inimitabile. Detto in altri termini, ogni madre e ogni figlio stabiliscono un rapporto unico, che è soltanto loro e obbedisce a prassi interne (di contatto, prossemica, postura, ma anche sensoriale) non replicabili.
Da questo primo approccio con l’altro da sé, l’individuo desumerà negli anni il modo di rapportarsi con il resto del mondo.Accanto all’aspetto, per così dire, formativo, l’allattamento al seno porta con sé dei valori puramente biologici e nutritivi.
È stata l’Organizzazione Mondiale della Sanità a sancire la superiorità di tale nutrimento nei primi anni di vita rispetto all’allattamento artificiale.
Nello specifico, all’allattamento materno sono stati riconosciuti i seguenti vantaggi:
Anche la madre trae dei benefici dall’allattamento, tra i quali rientrano:
Abbiamo già accennato al processo di alfabetizzazione emotiva cui il bambino è sottoposto a partire dalla nutrizione. Ebbene, tale processo è bilaterale e coinvolge anche la madre.
Trovare un’armonia e una sintonia tra le due entità e i reciproci ritmi vitali è il primo passo verso l’instaurazione di quel rapporto esclusivo tra madre e neonato di cui abbiamo già parlato. In genere, una madre impiega poco meno di una settimana per riconoscere i segnali inviati dal bambino, purché il suo rapporto con quest’ultimo non subisca interferenze da parte di agenti esterni e, per così dire, cattivi consiglieri.
A questo si somma la naturale ansia materna nei confronti dei bisogni del figlio, elemento che la induce a tradurre ogni minimo segnale proveniente da quest’ultimo, ad esempio il pianto, in un reale bisogno. Evidentemente non è così e una delle prime conquiste di una neomamma sarà l’indipendenza dalle manifestazioni plateali di irrequietudine del bambino.
Se invece, al contrario, la mamma ne diverrà succube, il risultato sarà lo sviluppo nel neonato di un’indole capricciosa, incline a pretendere la soddisfazione di ogni desiderio a prescindere da una reale necessità.